L’interpretazione del fenomeno architettonico che alcuni critici e semiologi italiani hanno introdotto negli anni Sessanta e Settanta del Novecento ci rammenta che ogni progetto e, ancor più, ogni opera costruita è espressione dell’epoca cui appartiene, della società e della cultura che ne hanno necessariamente condizionato l’ideazione e la realizzazione. Seppure, talvolta, un edificio esaurisce la sua funzione originaria, per cui la sua finalità pratica perde di attualità, richiede di essere aggiornata o addirittura sostituita, viceversa i suoi contenuti culturali - legati alla testimonianza di una realtà sociale e produttiva trascorsa - permangono, possono ancora essere tramandati, fintanto che l’innesto di un uso attento e compatibile con tali valori immateriali ne prefiguri una fruizione pubblica, evitandone il decadimento materiale e, allo stesso tempo, preservando i segni di una identità collettiva da tutelare e valorizzare. Nell’ottica di un approccio propriamente operativo al tema del riuso, la contaminazione tra modelli didattici emergenti e patrimonio industriale dismesso - spesso dislocato in aree ormai centrali delle città europee - può generare differenti declinazioni del significato di ‘innesto’, non solo rispetto al recupero di valori costruttivi, architettonici e di memoria che quel patrimonio può ancora trasmettere e rappresentare, ma anche rispetto ai potenziali valori urbani, ovvero sociali, che il progetto è in grado di riconoscere e attivare.

Innesto / Cutroni, Fabio; Percoco, Maura. - (2023), pp. 672-677. (Intervento presentato al convegno Le parole e le forme - Decimo Forum ProArch tenutosi a Università di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento Architettura e Design).

Innesto

Cutroni Fabio
Co-primo
Writing – Original Draft Preparation
;
Percoco Maura
Co-primo
Writing – Original Draft Preparation
2023

Abstract

L’interpretazione del fenomeno architettonico che alcuni critici e semiologi italiani hanno introdotto negli anni Sessanta e Settanta del Novecento ci rammenta che ogni progetto e, ancor più, ogni opera costruita è espressione dell’epoca cui appartiene, della società e della cultura che ne hanno necessariamente condizionato l’ideazione e la realizzazione. Seppure, talvolta, un edificio esaurisce la sua funzione originaria, per cui la sua finalità pratica perde di attualità, richiede di essere aggiornata o addirittura sostituita, viceversa i suoi contenuti culturali - legati alla testimonianza di una realtà sociale e produttiva trascorsa - permangono, possono ancora essere tramandati, fintanto che l’innesto di un uso attento e compatibile con tali valori immateriali ne prefiguri una fruizione pubblica, evitandone il decadimento materiale e, allo stesso tempo, preservando i segni di una identità collettiva da tutelare e valorizzare. Nell’ottica di un approccio propriamente operativo al tema del riuso, la contaminazione tra modelli didattici emergenti e patrimonio industriale dismesso - spesso dislocato in aree ormai centrali delle città europee - può generare differenti declinazioni del significato di ‘innesto’, non solo rispetto al recupero di valori costruttivi, architettonici e di memoria che quel patrimonio può ancora trasmettere e rappresentare, ma anche rispetto ai potenziali valori urbani, ovvero sociali, che il progetto è in grado di riconoscere e attivare.
2023
Le parole e le forme - Decimo Forum ProArch
innesto; riuso adattivo; rigenerazione urbana; archeologia industriale; università
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Innesto / Cutroni, Fabio; Percoco, Maura. - (2023), pp. 672-677. (Intervento presentato al convegno Le parole e le forme - Decimo Forum ProArch tenutosi a Università di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento Architettura e Design).
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